Un tè col cappellaio matto

Un tè col cappellaio matto
In un'altra delle mie serate letterario-culinarie, ho presentato il libro di Lewis Carrol, Alice nel paese delle meraviglie, abbinato ad un piccolo tè inglese, " un tè col cappellaio matto " appunto. Il romanzo si presta molto bene a parlare di cibo, Alice è una bambina curiosa e vivace, che non disdegna l'assaggio di cibi e bevande attraverso i quali raggiungerà altezze diverse, che le permetteranno il passaggio a luoghi altrimenti inaccessibili; è golosa ed affamata di vita e di esperienze, fin dal suo primo incontro con il bianconiglio, simbolo del tempo che passa, che lei rincorre attraverso una tana. E' in questo mondo dominato da una logica apparentemente illogica e senza senso, che Alice cresce e impara a gestire il proprio rapporto con l'ambiente esterno e col cibo; la bimba cresciuta in un ambiente vittoriano, fatto di controllo e compostezza, sceglie e decide, ribadisce la propria volontà e scopre in sé una nuova consapevolezza, anche attraverso il cibo che le permette di diventare grande o piccola a suo piacimento, per poter avere accesso a quel fantastico mondo e gestirne le situazioni. In Alice il cibo è appunto un mezzo per entrare in quella foresta di simboli, un mondo in cui tutto si ripete ciclicamente e senza logica, come il tè col cappellaio matto e la lepre marzolina, che senza l'arrivo di Alice continuerebbero a bere tè e a fare la lotta col tempo, imburrando l'orologio e tuffandolo nel tè per ristabilirne il flusso interrotto quando la lepre è impazzita. Molti conoscono Alice e il paese delle meraviglie attraverso le trasposizioni cinematografiche che ne danno una visione diversa, più fresca e scanzonata quella a cartoni di Walt Disney, più attinente al romanzo quella di Tim Burton del 2010, ma in entrambi manca il nonsense tipico del romanzo, quella dialettica ironica, tipicamente anglosassone, che si perde un pò nella traduzione italiana. Alla fine della storia, la gente e il cibo di quel mondo fantastico, ha inevitabilmente cambiato Alice, che si avvia a diventare una donna adulta e consapevole di quello che è la realtà che la circonda e quello che il mondo si aspetta da lei.
Ovviamente la tradizione del tè inglese differisce dalla versione offerta nel libro di Carrol, più semplice e spartana di quello che troviamo adesso nelle sale da tè o nei salotti della buona società, a cominciare dalle diverse selezioni di tè. Non c'è infatti un solo tipo di tè, ma una vera esplosione di gusti e varietà: Tè nero, bianco, verde, rosso, aromatizzato, matcha, grigio, giallo, solo per citarne alcuni, per tutti i gusti e per tutte le occasioni.
Come insegna il cappellaio matto ogni momento è quello giusto per gustare un buon tè, ma bisogna trovare il tè adatto, quindi benissimo il breakfast, più robusto, per iniziare la giornata, perfetto il tè verde da bere anche ai pasti per la sua delicatezza, magari profumato con gelsomino, tè bancha o tè bianco da sorseggiare prima di dormire perchè povero di teina. Ma il mio preferito resta l'earl grey, aromatizzato al bergamotto, che sorseggio mattina, pomeriggio e sera, senza stancarmi mai.
E cosa abbiniamo al tè? Gli inglesi prediligono cose dolci nella pausa del mattino, e indifferentemente salato e dolce nella pausa del pomeriggio; tipici sono sandwiches, scones, torte, biscotti, brownies, muffin.
Per la serata io ho preparato

I biscotti dell stregatto
Chiffon cake
Brownies al limone
Pasticcini di frolla
Cupcakes alle fragole

Commenti

  1. Bellissimo post e bellissima idea quella delle serate letterario-culinarie....se abitassi un pò più vicina vi parteciperei sicuramente.
    Ottime anche tutte le ricette di dolcetti e biscotti.
    Complimenti.

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  2. Il Ricettario di Sabrina03/05/16, 15:19

    Grazie Katia, davvero un bel complimento :)

    RispondiElimina

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